INHABITING VOIDS: LOOKING BEYOND INFORMALITY IN THE NEIGHBOURHOOD OLTRETORRENTE IN PARMA
Politecnico di Milano
Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
Thesis. Master Degree in Architectural Design and History
Relator: prof. Giulia Setti
A.A. 2020-2021
The research explores the emptying of central urban districts, in form of abandonment and informal occupation, and suggests an inhabiting of these voids in the neighbourhood Oltretorrente in Parma. The case study investigates the spatial and social consequences of this peripherical neighbourhood located in the city centre, reading void as a resource and informality as a design strategy.
Originated as a marginal neighbourhood, Oltretorrente, literally ‘beyond the torrent’, developed and distinguished in opposition to the original city nucleus, progressively taking possession of its ‘oltre’ condition.
Nowadays, incorporated by the city sprawl and swinging between the will and imposition of being oltre, Oltretorrente presents spatial scars derived from morphological surgeries on its urban plot. These voids become a theatre of informal actions, interpreting abandoned areas as vacant spaces: a marginal block is taken as a field study to observe informal answers to both public spaces and housing needs, entering the occupation of Ex-Biondi.
Informality re-opens a question around voids, challenging the reading of informality as the need for its interpretation as spatial claim. Informal strategies are collected as an archive of possibilities to orient the process from in-formal to in-habiting.
The design proposal is drawn from informality’s claim and void mapping.
A sequence of open courtyards and multifunctional nodes, organized on an interstitial industrial site, enables social possibilities of gathering.
Housing is approached considering informal users’ variety, in nucleus composition and time, experimenting with clusters’ co-housing, within the existing fabric, and a modular system, within the new volume. Flexibility is ensured overcoming the instability of temporary occupation.
Architecture can bridge users without spaces and spaces without users, developing the design project as multidisciplinary process toward inhabiting of city’s voids.
With the post-war urban expansion, Oltretorrente has been gradually englobed by the spreading city.
La ricerca esplora il fenomeno dello svuotamento delle aree urbane centrali, e il successivo abbandono o occupazione informale di questi interstizi, suggerendo un possibile modo di ‘abitare’ questi ‘vuoti’ nel quartiere Oltretorrente a Parma. Il caso studio affronta le conseguenze, sociali e spaziali, di un quartiere periferico nel centro-città, interpretando i vuoti come risorsa e le azioni informali come strategia progettuale.
Nato come quartiere marginale, l’oltre-torrente, si è sviluppato e caratterizzato opponendosi al nucleo originario della città, prendendo progressivamente possesso della sua condizione ‘oltre’.
Attualmente inglobato dalla città e, allo stesso tempo, oltre essa, l’Oltretorrente presenta cicatrici derivate da ‘suture’ morfologiche nel suo tessuto urbano. Queste fratture sono diventate teatro per lo sviluppo di azioni informali, che hanno interpretato l’abbandono come attesa e proposto un riutilizzo degli spazi: un isolato marginale del quartiere ha permesso di osservare l’informale come bisogno di spazio pubblico e residenziale, attraverso l’occupazione dell’Ex-Biondi.
Se interpretato come richiesta spaziale e non solo come risposta ad un bisogno, l’informale riapre una possibilità per i vuoti, rileggendo le sue strategie come archivio di possibilità, che possano guidare il processo da ‘informale’ ad ‘abitare’.
La proposta progettuale si delinea a partire dalla mappatura di richieste e vuoti, operata dall’informale.
Il recupero di un ex sito industriale interstiziale permette l’organizzazione di una struttura di spazi aperti e nodi polifunzionali, generando nuovi spazi relazionali.
La parallela richiesta di abitazioni viene organizzata a partire da deduzioni sull’informale: la varietà, sociale e temporale, dei suoi abitanti, orienta la disposizione di un co-housing nei due corpi esistenti e di un sistema modulare nel nuovo volume. Il progetto, inglobando il cambiamento, consente la flessibilità degli spazi pur superando l’instabilità intrinseca nell’occupazione.
L’architettura può essere un ponte tra le persone senza casa e le case senza persone, sviluppando il progetto come processo multidisciplinare per riabitare i vuoti della città.