L'Aquila: vita, emergenza, ricostruzione
Social photography workshop, Giulio di Meo and Danilo Garcia Di Meo
In collaboration with: SpazioPraxis, Arci l’Aquila, Ass. Territori e Teatrabile
june 2021
L’Aquila, Italy
C’era una volta…L’Aquila. Qualsiasi racconto ambientato in un territorio colpito dal sisma inizia, inevitabilmente, con uno sguardo a quello che ‘c’era’.
Raccontare questa città cercando di cancellare il terremoto sarebbe, infatti, una pretesa irreale. Ci sono eventi drammatici che indicano un punto di svolta nella vita collettiva ed individuale; lo stiamo sperimentando con la pandemia, iniziando a parlare di vita pre e post-covid. Il terremoto, per gli Aquilani, rappresenta un altro evento che rende necessario parlare di vita prima-e-dopo.
Passeggiando per il centro e i paesi vicini accompagnati dagli abitanti, ci viene descritta la città che esisteva prima, la bellezza di quei vicoli e le vite che li hanno abitati. Tutti sottolineano che, con quello che ci troviamo davanti oggi, L’Aquila non c’entra nulla. Ci vuole un grande sforzo d’immaginazione per vedere L’Aquila che non c’è.
In città, si ha l’impressione di entrare in un grande cantiere, un labirinto di strade chiuse e ‘sipari’ tra cui sbirciare un vecchio palazzo affrescato o muratori che si arrampicano su alte impalcature. La gente del posto sembra essere abituata, noi ci spaventiamo ad ogni rumore e siamo disorientati dai teli anticaduta che ricoprono tutto ciò che non è strada: è una città sospesa nel tempo, tra un passato che non può e non vuole dimenticare e in attesa di un futuro incerto. È necessario uno sforzo continuo per immaginare sia com’era, sia come sarà.